lunedì 10 dicembre 2012

NASCE LA LENTE A CONTATTO COL DISPLAY

Un grande passo per i ricercatori, uno importante verso la realtà aumentata: gli studiosi del Centre of Microsystems (Cmst) presso l’università di Gand, in Belgio, hanno sviluppato lenti a contatto con un display Lcd integrato. Un prototipo è già pronto. Per ora, il minuscolo schermo a curvatura sferica ha solo una funzione ludica, ma presto potrebbe servire per correggere difetti visivi e per migliorare i dispositivi di realtà aumentata.
«AUGMENTED REALITY» - Con l’attuale prototipo di schermi Lcd flessibili in forma di lenti a contatto, i ricercatori si sono limitati a usare i pixel per mostrare semplici forme, come il simbolo del dollaro. Tuttavia, quello che a prima vista appare come un divertente artificio cosmetico, a lungo termine può invece permettere più ampie e serie applicazioni. «La tecnologia, com’è ora, è solo un primo passo verso i display per la realtà aumentata», ha spiegato Jelle De Smet. Già in precedenza i colleghi americani dell’Università di Washington avevano sperimentato con speciali lenti a contatto bioniche con schermi Led. I display Lcd dei belgi, invece, hanno il vantaggio che la grandezza dei pixel non dipende da quella della dimensione dei Led. A livello teorico le applicazioni potrebbero dunque essere molteplici. 


APPLICAZIONI - Una lente a contatto Lcd potrebbe essere costituita da un unico e grande pixel e fungere, per esempio, da occhiali da sole variando automaticamente la loro trasparenza. Oltre alle applicazioni estetiche, come pupille a colore variabile a comando, si potrebbero pure leggere informazioni, dati, immagini o anche gli sms, spiegano dall’Università di Gand. Una sorta di interfaccia di realtà aumentata. In campo medico l’«occhio bionico» potrebbe invece servire per correggere i difetti visivi. I ricercatori del Cmst non nascondono che ci sono ancora alcuni importanti dettagli da risolvere per completare la lente a contatto del futuro: non solo è necessario assicurare un’immagine che sia il più nitida possibile, resta da superare anche l’ostacolo della trasmissione dati e dell’energia elettrica necessaria al funzionamento dei display una volta piazzati sulle pupille. Si dice però ottimista Jelle De Smet: «Adesso che abbiamo stabilito la base tecnologica, possiamo cominciare a lavorare alle applicazioni reali, che potrebbero essere disponibili nel giro di pochi anni».

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