sabato 28 aprile 2012

BRUTTI RICORDI? ORA SARA' POSSIBILE CANCELLARLI

La paura vissuta in guerra o in un incidente, il ricordo che ci lega alla dipendenza dalla droga, o non dimenticare quanto appreso nella vita: due facce della memoria di lunga durata, i cui meccanismi sono stati in parte svelati. Un gruppo di neuroscienziati, guidato da Cristina Alberini, professore di Neuroscienze all'università di New York, ha scoperto infatti il meccanismo per bloccare i brutti ricordi e non perdere le conoscenze, tramite il processo di consolidamento dei ricordi, alcuni ormoni, e dei farmaci. I dettagli di questo studio, finora condotto sui topi, sono stati presentati a Venezia nel corso della VII conferenza 'The future of sciencè dedicata quest'anno alla mente. «Perchè una memoria diventi a lungo termine - spiega Alberini - serve un certo livello emotivo, di stress ed eccitazione. Più è alto, maggiore sarà la quantità e i dettagli del ricordo».


Tuttavia, se lo stress diventa troppo elevato e supera una certa soglia, «si crea un deficit - continua - si interrompe il processo di apprendimento e il ricordo non si consolida.». Alcune memorie, come quelle negative associate alla paura, sono «legate al rilascio di ormoni, quali il cortisolo e
l'adrenalina. Noi abbiamo visto - precisa - che si può intervenire per ridurre una memoria negativa, ad esempio legata al disturbo post-traumatico da stress o alla dipendenza da droghe, o invece aumentarla, nel caso ci si trovi con il decadimento indotto da demenze». Ma c'è una particolare finestra temporale per farlo. Dopo che il ricordo si è formato, vi è un momento in cui la memoria si affievolisce e diventa labile, per poi consolidarsi nuovamente.


«Ed è proprio quando il ricordo è labile - aggiunge Alberini - che noi interveniamo con dei farmaci. Nel caso di ricordi negativi, blocchiamo i recettori del cortisolo, facendo così diminuire l'intensità del ricordo. Quando invece vogliamo rinforzarlo, aggiungiamo il fattore di crescita insuline grow factor 2 (IGF2), importante per lo sviluppo del cervello adulto e presente nell'ippocampo. Si è visto che dopo l'apprendimento, l'IGF2 aumenta. Quindi incrementandone la quantità e somministrandolo per via sistemica, cioè non direttamente nel cranio, abbiamo riscontrato un significativo aumento dell' intensità e persistenza del ricordo». Dopo questa sperimentazione sui topi i ricercatori verificheranno la tossicità di questi esperimenti e continueranno sui primati. «E probabilmente la tecnica ipotizzata qualche anno fa dal film 'Se mi lasci, ti cancellò in cui si eliminava il ricordo di un amore finito, sarà realtà - conclude - anche se spero per scopi meno futili».

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